domenica 6 marzo 2016

THE BLIND SIDE



L’ultimo venerdì di febbraio… SERATA CINEFORUM!
 Abbiamo visto un film a dir poco affascinante,ricco di spunti di riflessione. Il  tema dell’ ACCOGLIENZA è il cuore del film,proprio per questo è stato scelto. Il nostro cammino fraterno quest’anno,  si basa sulla scoperta e comprensione delle 7 Opere di Misericordia, e ospitare i pellegrini è una di queste. Ospitare e quindi …ACCOGLIERE!
Tu che stai leggendo,proprio tu…fidati e vai a vedere questo bel film! =)Anche i miei fratelli sono rimasti affascinati e di sicuro hanno qualcosa da dire ;)                                     (Silvia)



ANGELICA
Questo film, del quale ignoravo totalmente l'esistenza, mi ha lasciato un po' di amaro...
Spesso siamo pronti a farci in 4 per aiutare l'altro, ad accoglierlo, ma la maggior parte delle volte in esso rimane solo il "nostro" metro di misura: ci accorgiamo mai, o meglio, ci interessiamo di cosa realmente ha bisogno?
Non sempre il nostro nido può essere in tutto e per tutto di esempio per chi accogliamo, e soprattutto la decisione ultima non è mai la nostra.
Cos'è allora? Mancanza di fiducia? Paura che l'altro possa "farsi male" nel decidere da solo? Mancanza di ascolto?
I motivi sono milioni e tra questi, purtroppo, c'è anche tanto egoismo, un egoismo che rincorre spesso la fama di "buon samaritano" e il riconoscimento più che la carità vera; è proprio lei che manca, parliamo di aiuto, ma quando parliamo di "Carità"?

GIACOMO
Questo film racconta una storia che apparentemente non è per tutti, cioè, si pensa che non sia riproponibile nella nostra vita, nella nostra storia.
La svolta tra film e esempio sta nel fatto che è una storia vera ed è proprio quello che siamo chiamati a fare. Con modi e possibilità che ci detta la vita, siamo comunque chiamati ad Amare, in primis lo sconosciuto, il diverso, il povero.

GIULIA
C'è una cosa in particolare, che mi ha colpito del film e non è legata ad precisa scena, né ad un concetto che viene espresso; sebbene di cose da appuntarsi ce ne siano in abbondanza... Quello che mi ha fatto riflettere più di tutto è il fatto che sia una storia vera.
A prescindere dalla bravura o meno degli attori e/o della regia, il fatto che una famiglia americana, decisamente benestante come erano i Tuohy ,abbia voluto prendersi cura, con le unghie e con i denti, di un ragazzo problematico, proveniente da situazioni difficilissime nonché pericolose (sia per lui che per chiunque gli gravitasse attorno) e che ovviamente non avrebbe avuto assolutamente nulla a che fare con loro, se non l'avessero VOLUTO! Ecco, questo mi fa sgranare gli occhi e rendere conto, che i miracoli accadono in questo mondo, ancora oggi!
Tutto ciò non può essere altro, che una ricarica potentissima di speranza, per chi ad oggi si trova a percorrere una strada decisamente in salita o anche per chi semplicemente si era dimenticato che se doni la vita, gratuitamente... ti viene restituito cento volte tanto!

GJOVANA
The blind side è un film che fa riflettere sulla propria visione dell'accoglienza e più in particolare sul motivo che ci spinge ad accogliere, perché spesso pensiamo di fare una buona azione nei confronti di qualcuno e quindi di fargli del bene, ma forse non ci chiediamo se la facciamo per un'effettiva accoglienza o se invece ci sia un fine più nascosto, come quello della gratificazione personale o la costruzione della propria immagine agli occhi altrui, privando così l'altro e noi stessi di una relazione e di un'accoglienza sincera.

KATIA
Un film dove la fantasia diventa realtà. Dove viene accolto uno sconosciuto in casa,senza batter ciglio,né capricci da parte dei figli.
Ma questo è frutto di una profonda unione coniugale e di abitudine ad accogliere l’altro, seppur molto diverso.
Lei,madre della famiglia,molto attenta alle esigenze e ai comportamenti altrui;tanto da incanalare in modo adeguato le energie del ragazzo ospitato durante le partite di football americano.
Commento leggero il mio alla meraviglia di un’accoglienza, che ha cambiato la vita ad un ragazzo, che fino ad allora aveva cercato disperatamente tenerezza, senza trovarla.

RICCARDO
Un film emotivamente molto intenso, ricco di profondità e quasi mai banale. Accogliere è una delle grandi sfide di questo tempo, un tempo nel quale sembra che l'uomo non riesca più ad accogliere altro, che i propri desideri del momento.
La famiglia protagonista del film, ma nello specifico Leigh Anne, accoglie non solo sotto un tetto una persona che ha un bisogno materiale, ma una persona con tutto il peso terribile della sua storia, del suo passato, per permettergli di costruire un futuro.
Altro grande tema che ho scorto tra le righe del film è "la differenza", anche questa sempre posta nei termini dell'accoglienza, gridando in alcune scene in maniera tanto sottile quanto acuta un "basta" dal profondo del cuore alla discriminazioni di ogni genere, di estrazione sociale, di razza, di religione.

SARA
Questo film mi ha fatto riflettere sulla bellezza che nasce da una famiglia che si mette in gioco.
Lo sappiamo bene, la famiglia ha questo dono straordinario di generare vita accogliendo... e non solo accogliendo un figlio biologico!
Lo vediamo bene in questo film, dove le vite di questa fortunata famiglia americana, si intrecciano quasi casualmente a quella silenziosa e stropicciata del buono e grande Micheal.
E quanta bellezza nasce da una famiglia, che sa giocarsi al 100% la propria vocazione: big Mike torna ad essere vivo, torna a risplendere, perché Amato di un Amore, che non aveva mai sperimentato fino in fondo, quello senza condizioni, quello autentico, quello che deriva da un'Accoglienza totale e profonda.
Mi auguro di poter accogliere sempre così: guardando il mio prossimo come Dio deve averlo guardato il giorno in cui l'ha formato, così bello, così meraviglioso, così pieno di possibilità di Bene, così degno di ricevere questo dono bellissimo che è la vita, senza “se” e senza “ma”.

TOMMASO
 “The Blind Side” è un film che mi ha sorpreso! Ho pensato molto a cosa mi avesse colpito veramente e alla fine ci sono arrivato.Se da una parte è evidente l’elogio verso chi accoglie, dall’altra parte è terribile il fatto, che tantissimi non sono accolti.Anzi sono indifferenti agli occhi di tutti! Il mondo è pieno di sofferenti, ma è vuoto di sguardi attenti a loro! E’ vero, che è terribile decidere di non accogliere,ma è assai deludente rendersi conto ,troppo tardi, che avevi un’occasione di bene a portata di mano!

Buona visione ;)


giovedì 1 gennaio 2015

AMARE SIGNIFICA INCONTRARE - Campo regionale 27-30 Dicembre 2014

Le cose più belle sono veramente quelle inaspettate e per quanto mi riguarda, il campo regionale Gi.fra, è assolutamente da mettere nel contenitore “inaspettatamente meraviglioso”.
Sarà che il Signore ci mette sempre lo zampino e sarà anche il magnifico lavoro svolto da tutti i nostri organizzatori... fatto sta che vivere in famiglia per 4 giorni affrontando una tematica difficile e quotidiana come quella dell'”incontro”... a me ha fatto proprio bene al cuore!!
Mi porto dietro tantissimi ricordi tutti, ma proprio tutti tutti, assolutamente connessi con il tema portante del campo: l'incontro.
Volti vecchi, volti nuovi, volti stanchi, feriti o sereni... tantissimi visi che mi porto nel cuore e che per me hanno significato dei veri Incontri.
Si perchè dovete sapere che nella nostra vita sono più gli “incroci” che facciamo, rispetto agli “incontri”...
Ma cosa significa davvero incontrare?? Significa mettersi davanti all'altro, guardarlo negli occhi, interessarsi, volergli bene, aiutarlo, ascoltarlo sul serio! Mica facile eh?
E così noi cristiani siamo chiamati ad essere “incontro”: siamo ad immagine e somiglianza di Dio d'altronde che è “incontro” anche in se stesso!
Per non parlare del nostro caro Gesù che è il Dio-con-noi, il Dio che ci incontra nella carne e che si fa incontrare da tante persone lungo tutto il suo cammino!
E così, guidati dalla Parola, abbiamo affrontato incontri che viviamo nel quotidiano: quelli “in strada”, con i nostri compagni di università o di lavoro, con i nostri amici un po' più lontani, “in casa”, con la nostra famiglia naturale e “in sinagoga”, nelle nostre parrocchie e nelle nostre fraternità.
I discorsi da fare sarebbero tantissimi, ma voglio focalizzarmi solo su semplici parole che mi sono rimaste nel cuore:
-Stare: stare nel luogo dove Dio ti ha voluto e portare Misericordia. Difficile, eppure così bello. Stare nella tua situazione con tutto te stesso, stare nell'incontro, anche improvvisato con l'altro, con tutta la tua attenzione e la tua cura nei suoi confronti. Non giudicare, non creare disputa, fino a lasciare anche che l'altro, nella sua infinita libertà di creatura, possa farti del male. Stare. Stare e portare Misericordia. Misericordia.
-Stare nella famiglia glorificandola: dandole il giusto peso! La famiglia naturale ci è stata donata per una ragione, lo troviamo scritto nella Genesi: quella di lasciarla e così potercene andare verso una “nuova terra”, come Abramo. Insomma vedere mamma e babbo come un “prestito a tempo” e saperli quindi incontrare come esseri umani nostri pari, da cui un giorno dovremo per forza separarci.
-Stare nella parrocchia o nella Gifra nell'Amore. L'Amore sincero che non porta giudizio e maldicenza, l'Amore che solo può correggere l'altro, senza dare importanza al nostro piccolo e presuntuoso “io” che vorrebbe agire per suo misero conto e rimproverare gli altri per ragioni tutte sue. Approcciarci agli altri come creature volute da Dio e belle, aiutarle a fiorire con il solo intento di vederle felici e Amate. Difficilissimo, ma in famiglia è questo che si fa!
E allora stare insieme nell'amore diventa anche fare cose semplici come i biscotti, un presepe, rifare i letti degli altri e creare decorazioni per la casa. Bellissimo e Tenerissimo insieme.
Perchè Dio si è presentato al mondo, si è incontrato col mondo, nella Tenerezza. E se non abbiamo la Tenerezza nel cuore, nei nostri incontri, non si va proprio da nessuna parte.
Tenerezza, che porta Misericordia, che porta Amore, che porta il Signore che è tutto, che porta la gioia. Che Meraviglia!
Quindi, semplicemente, Amare! Mettere sempre al primo posto la persona, non per quello che fa, ma per quello che è: bellezza di Dio. Educare l'occhio a riconoscere l'ultimo, il fratello “paralizzato” che se ne sta “nella sinagoga” in silenzio, a cui serve il miracolo, proprio quel fratello che è al centro dell'attenzione del Signore, che deve essere anche la nostra attenzione! (difficile ma, come al solito, bellissimo). Ed infine (riflessione, questa, personalissima, chi mi conosce sa...) stare nella tranquillità delle braccia sicure del Signore, perchè solo nella tranquillità si realizza la dolcezza verso l'altro.
Un tripudio di Bello, e lo so, vi ho stancati con tutte queste cose... ma la bellezza è un trionfo di colori, ognuno dei quali porta un'emozione diversa!
E quindi il mio augurio più grande: vivere la famiglia, e l'altro, unicamente come dono; accettare ed amare i suoi limiti perché, come ci è stato ricordato, i nostri limiti non si superano, si affrontano solo se sono amati dall'altro. Allora, senza sentirsi il peso di un dito puntato, “magicamente” si assottigliano, dandoci la possibilità di andare oltre! Ma abbiamo bisogno dell'amore di un altro e questo non può essere sostituito da nessun'altra cosa!

 
Maestro, con i tuoi incontri mi hai insegnato che stare di fronte all'altro è difficile perché occorre cura, tenerezza, misericordia, amore, più “semplicemente”: Sapienza; ma se non sono io per primo ad eliminare quel “me stesso” presuntuoso che spesso e volentieri non mi permette l'incontro non potrà mai farlo nessuno al posto mio!
Che dire? Buon lavoro a tutti!!

Sara



PROVOCATION' TIME:

Non sarà mica l'ego l'unico nemico vero di questo universo?
Non sarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso? (N. Fabi)


 

venerdì 12 settembre 2014

Parlo da cattolico ma...

da giulianoguzzo.com di Giuliano Guzzo
Brutte notizie amici, ci siamo persi un comandamento per strada: quello che impone di parlare “da cattolici”. Altri invece devono averlo scovato in qualche vangelo apocrifo e lo mettono drammaticamente in pratica. Lo si vede e lo si legge tutti i giorni – non occorre fare nomi e cognomi – nelle dichiarazioni di politici, intellettuali e in qualche caso persino di prelati i quali, con frequenza sempre maggiore, allorquando si accingono ad affrontare temi eticamente sensibili, non perdono occasione per riproporre l’imperdibile puntualizzazione: «Parlo da cattolico». Ora, al dato positivo – fa sempre piacere che fra i battezzati vi sia ancora chi, ogni tanto, rammenta d’esserlo – di solito ne segue uno assai meno entusiasmante, che nove volte su dieci si sostanzia in una dichiarazione in totale contrasto con la dottrina della Chiesa. «Parlo da cattolico, ma credo che la Chiesa si debba rinnovare». «Parlo da cattolicoma in certi casi non considero l’aborto sbagliato». «Parlo da cattolico, ma sono favorevole alla fecondazione assistita». «Parlo da cattolico, ma per me non conta se Gesù sia risorto, l’importante è quello che ha detto perché ha parlato d’amore».
Prima che un lettore meno forte di altri accusi comprensibili malori, meglio fermarsi. Del resto il senso è chiaro: il «parlo da cattolico» è ormai divenuto la premessa allo strafalcione, qualche pignolo direbbe all’eresia ma non esageriamo, se no finisce che qualcheduno, poi, prende sul serio gli insegnamenti della Chiesa: non sia mai. Tornando a noi, la domanda ora è una ed è molto semplice: com’è possibile tutto questo? Come si è arrivati all’infelice matrimonio fra il «parlo da cattolico» e la licenza di spararla grossa, meglio se più grossa possibile? Trattandosi di problema complesso, è saggio limitarsi a delle ipotesi. La prima: parlare «da cattolici» è un conto, agire da tali è molto diverso e, soprattutto, più costoso: in un caso infatti basta l’autocertificazione, nell’altro è richiesta la testimonianza. Seconda ipotesi: parlare «da cattolici» è facile, dire cose «cattoliche» per nulla, tanto che persino il Figlio di Dio, quando lo faceva, non riscontrava alcun successo e si sentiva chiedere: «Questo parlare è duro: chi lo può ascoltare?» (Giovanni 5,2.60).
Un’ultima ipotesi è quella di una conoscenza limitata della dottrina cristiana, spesso confusa con un’odiosa sfilza di divieti. E chissà qual è, delle tre, quella giusta. Sempre che non sia in realtà giusto così, e cioè esibire il patentino «da cattolici» per poi sfrecciare a tutta velocità fra dichiarazioni e battute imbarazzanti. Il tutto guardandosi bene dal provare, senza tanti proclami, a sostenere posizioni etiche che fra l’altro non abbisognano di alcun tipo di riferimento confessionale. Puoi difatti sostenere la naturalità della famiglia citando Aristotele, condannare l’aborto citando Bobbio, avversare l’eutanasia facendo tue le posizioni del francese Lucien Israel, agnostico luminare dell’oncologia. Il «parlo da cattolico» seguito da uscite spiazzanti non è dunque necessario. Eppure continua ad essere impiegato, al punto che si potrebbe quasi parlare di tormentone. Come mai? Abbiamo avanzato delle ipotesi, ma il mistero resta. E in attesa che qualcuno lo chiarisca un pensiero ci allieta: meno male che Gesù Cristo, quella volta, non ha scelto di parlare «da cattolico». Altrimenti avrebbe fondato una bocciofila o un circolo della briscola. Ma non di certo il Cristianesimo.

giovedì 5 giugno 2014

Il completamento della festa

Il 25 maggio per noi è stato un giorno importante, una grande festa e un momento emozionante.
Ma qualcuno di noi non c'era. 

Silvia, Samuele e Beatrice domani faranno la loro promessa! Per vari motivi, non hanno potuto farla insieme a noi... ma domani la faranno CON NOI! E sarà senz'altro una bellissima festa! 

Qui sotto vogliamo condividere con voi le belle parole di Elisabetta che il 25 maggio, pur non avendo fatto la promessa, ha detto detto il suo primo sì: con il rito dell'accettazione ha chiesto di entrare a far parte della nostra fraternità e noi l'abbiamo accolta con grande gioia!!

«Quasi due settimane fa insieme alla promessa dei gifrini di Cortona, è stata accettata la mia richiesta di entrare a far parte di questa bellissima fraternità! Non avendo seguito l'intero cammino, quando mi è stato proposto di fare l'accettazione lo stesso giorno della promessa e della festa di Santa Margherita, ho sentito una grande gioia che mi ha spinto subito ad "accettare l'offerta". Qualche giorno dopo ripensandoci sono subentrate mille paure, che, grazie alla condivisione con il gruppo ed alle parole di alcuni esperti gifrini, si sono dileguate in fretta per lasciare spazio a quella gioia iniziale che mi aveva pervaso.
La stessa gioia mi ha accompagnato durante tutta la settimana di vita fraterna, vissuta in maniera ottima nonostante gli impegni universitari, in quanto ogni giornata era fonte di riflessione e condivisione, inoltre i preparativi per la festa di Santa Margherita hanno reso il tutto ancora più emozionante. 
Infine, arrivata la domenica, l'emozione è cresciuta, anche perché a Cortona la festa della propria amatissima patrona è sempre molto speciale; quindi per me (che sono Cortone l'emozione era doppia, durante il rito dell'accettazione ero davvero molto agitata (quella agitazione positiva, non quella negativa che ti blocca), ma fiduciosa perché mi ero completamente affidata a Margherita ed al Signore.

Volevo lodare e ringraziare il Signore perché mi ha fatto conoscere questo gruppo e mi ha dato l'opportunità di farne parte; fiduciosa che questo sia il cammino giusto, spero di affrontarlo nel miglior modo possibile. »

Quindi, dopo tanta Grazia che il Signore ci ha donato, domani festeggeremo ancora insieme a Silvia, Samuele e Beatrice!!!!

sabato 31 maggio 2014

Da questo sapranno...

Quasi una settimana fa, la Gifra di Cortona ha fatto la sua prima promessa!
Vi consigliamo questo bellissimo articolo della nostra Valentina: http://www.gifratoscana.it/41-follow-the-leader.html sul sito della fraternità regionale della Toscana!
Oggi vogliamo soffermarci su un incontro... su tanti incontri.
Giovedì 22, durante la settimana di vita fraterna, la nostra fraternità ha incontrato la giovane fraternità in formazione di Sinalunga.
Età diverse, interessi diversi. Ci siamo incontrati e non sapevamo come "sarebbe andata"! E' stato un successo!!!
Questi ragazzi ci hanno raccolto in semplicità, cominciando con l'ascolto di una canzone.


Immagini che lasciano il segno
e resteranno dentro ai miei occhi nel tempo

se ti guardo io rivedo me stesso
ti addormento e nel silenzio
del tuo cuore sento il battito
ora che sei diventata la ragione che mi muove

Tu, inventi il tuo cielo tra linee di colore
Tu, che hai dato alla mia vita il suono del tuo nome
Tu, hai trasformato tutto il resto in uno sfondo
Tu, della mia esistenza sei l'essenza

E così
sei riuscita a cambiarmi
ritrovandomi
forse un uomo migliore
ti proteggerò dal vento
Poi ti guarderò sbocciare
sei la mia motivazione
la passione che mi muove

Tu, inventi il tuo cielo tra linee di colore
Tu, che hai dato alla mia vita il suono del tuo nome
Tu, hai trasformato tutto il resto in uno sfondo
Tu, della mia esistenza sei l'essenza

Tu, hai trasformato tutto il resto in uno sfondo
Tu, della mia esistenza sei l'essenza

Giulia, una ragazza del giovane gruppo di Sinalunga, ci ha spiegato che aveva scelto questa canzone perché le aveva fatto immaginare un ipotetico dialogo con la madonna. Anche noi, sorpresi da questa bella immagine ci siamo tuffati e abbiamo provato a rendere vivo questo scambio di parole.
Poi tutto è andato avanti in semplicità: con un semplice gioco da tavola, siamo passati ininterrottamente dal giocare al condividere e poi di nuovo gioco e ancora condivisione. Chi veniva "eliminato", per "penitenza", donava la sua storia.
Di conseguenza il nostro incontro è stato un dono di storie... circa una trentina! Un dono ricco!!!
Una serata tranquilla. Di quelle però che ti fanno capire che è avvenuto qualcosa. Qualcosa di bello!
In fondo Gesù ce lo aveva detto: "Da questo capiranno che siete miei discepoli!"


Tommaso 

martedì 20 maggio 2014

Qualche parola... Qualche giorno prima...

Dopo quasi un intero anno fraterno ci siamo! Domenica la fraternità di Cortona "Santa Margherita" farà la sua PRIMA promessa! Un impegno importante, un impegno speciale.
Da questa sera, cominceremo la settimana di vita fraterna presso il Santuario. Sei giorni insieme per condividere la vita di tutti i giorni, con il ritmo della preghiera e della condivisione. Ognuno di noi, adesso, sarà impegnato ai vari preparativi: valigie, vestiti, ecc. In questi casi, è facile farci prendere dall'ansia e dalla fretta. Il rischio di cadere sui noi stessi e non riuscire a comunicare la nostra fede è sempre alto.

Ecco quindi sette parole, che sono state donate dal cardinale Dolan, durante il IX Seminario professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, promosso dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce, da usare come riferimento "nell'evangelizzazione di tutti i giorni".

PROFESSIONALITA'. Ovvero avere coscienza che dobbiamo cercare di fare bene ogni cosa.

VERITA'. Dirla sempre, senza paura!

PREGIUDIZIO (in positivo). Forse il punto più difficile da capire. Avere un "pregiudizio" positivo riguardo alla Chiesa che, sicuramente, ha sbagliato tanto, ma che ha anche compiuto tante meraviglie!

L'ALTRA GUANCIA. Offrirla, anche negli scontri con opinioni diverse

CATECHESI. Mai quanto oggi i cristiani si devono formare!

GESU'. Mai scordarlo!!! E' il centro di tutto!

AUDIENCE. Che non significa "annacquare" il messaggio cristiano, ma saperlo renderlo comprensibile!

Un interessante vademecum di comunicazione cristiana. Importante per tutti i cristiani. Molto importante per noi giovani francescani che ci avviciniamo a prendere un nuovo e costante impegno con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo!

DETTO QUESTO PREGATE PER NOI! PER QUESTA SETTIMANA FRATERNA!
VI ASPETTIAMO DOMENICA, ORE 11.00 AL SANTUARIO DI SANTA MARGHERITA!

Leggi di Più: Dolan, lezione all'università su Chiesa, comunicazione e fede | Tempi.it 


martedì 15 aprile 2014

Il cammino prima di entrare

Siamo entrati ormai nella Settimana Santa. Ognuno di noi ci è entrato con un proprio cammino. Due giorni fa, domenica delle Palme, ognuno di noi, nella propria parrocchia o santuario, è entrato in chiesa per la messa dopo aver fatto una piccola o lunga processione.


Allora chiediamoci: "come sono entrato io nella Settimana Santa?"


La fraternità di Cortona, nell'ultimo mese e mezzo, ha camminato. Bene o male che sia, ma ci ha provato: tema, pellegrinaggi, esperienze. Tanti sono stati gli avvenimenti... e adesso è il momento di metterli in ordine.

Per più di un mese e mezzo abbiamo cercato di capire quale sia, personalmente, il nostro rapporto con il Padre: ci siamo affannati per capire se eravamo sufficientemente obbedienti, se lo testimoniamo, oppure se vogliamo veramente crescere secondo il Suo progetto. Ma ovviamente la frase che nasceva da ogni incontro era: "però è difficile!". 

Certo che è difficile!!! 

Non ci siamo scoraggiati, però... ed ognuno si è mosso! 
 - In questa quaresima Valentina, Giulia, Giacomo e Francesco con il nostro assistente Frà Matteo sono stati ... a casa! ("C'è chi la chiama Palestina, chi Israele, chi Terra Santa...io la chiamo casa" [cit. Giacomo Provvedi])
 - Il 29 marzo abbiamo camminato insieme ai ragazzi di Rondine da Chitignano a La Verna per fare un'esperienza di incontro e di costruzione di Pace.
 - Dal 3 al 13 aprile c'è stata la missione giovani a Pisa a cui hanno partecipato Francesco e Fra Matteo, mentre Sara, Giulia, Valentina, Davide e Elisabetta sono stati alla festa finale!
Insomma tantissime cose... 

E poi le Clarisse di Cortona, durante il ritiro di quaresima, ci hanno detto:
"Ma ciò che FA il figlio non cambia il suo rapporto con il Padre. E neanche ciò che NON FA può renderlo 'meno figlio'!"

Ecco.

Quante volte ci reprimiamo e ci stanchiamo per farci vedere belli da Dio, da noi stessi e dagli altri! E poi siamo tristi perché abbiamo sprecato energie per niente! Dio ci ha salvato una volta per tutte, ci vuole bene e NON POSSIAMO ESSERE TRISTI! 
Abbiamo fatto tante cose belle in questa quaresima... ma se le avessimo fatte per passare il tempo e per stare bene.. sarebbero servite a poco!

Ecco il nostro messaggio per questa Pasqua: incontra il Padre...e quello ti basta